martedì 3 maggio 2011
Giuliano l'Imperatore Apostata, l'utimo pagano e neoplatonico.
Flavio Claudio Giuliano nasce a Costantinopoli il 6 novembre del 331 a.C., ed è discendente della dinastia costantiniana, nipote diretto di Costantino I. Fu un Imperatore lungimirante e colto, amava definirsi scrittore, e l'ultimo sovrano romano che possiamo veramente definire “pagano”. Divenne Cesare in Gallia attorno al 355/356, e venne considerato usurpatore poiché le sue truppe nel 361, dopo la morte del cugino Costanzo II, che lasciò vacante il trono romano, lo nominarono Imperatore e scesero verso Roma per far valere la loro investitura. Per tutti era conosciuto come Giuliano l'Apostata o il Filosofo, ma entrò in carica sotto il nome di Giuliano II. Venne ripudiato dai cristiani dal momento che egli non proseguì i passi dei suoi predecessori a favore della cristianità, ed essendosi convertito al paganesimo restaurò i riti tradizionali. Con l'appoggio del Senato, per la gran parte ancora legato ai culti pagani, criticò il cristianesimo, e fu tollerante nei confronti di tutte le religioni. Ciò non piacque ai fedeli del cristianesimo che lo bollarono alla stregua di un persecutore e lo condannarono definendolo un "demone". Il sopravvento del cristianesimo sull'Impero rischiò di far bacillare e cadere Giuliano, ma egli a differenza dei suoi antesignani non si impaurì e proseguì la sua strada di rinnovamento. Venne denominato l'Apostata perchè egli nacque come cristiano, ma dopo aver frequentato l'Accademia di Atene si convertì al paganesimo. Giuliano fu un sublime filosofo e scrittore, redasse molte opere di carattere neoplatonico. Amante di Platone e dei Presocratici egli tentò in tutti i modi di rinnovare l'Impero che oramai stava decadendo, e apportò un periodo di pace e serenità, soprattutto in ambito socio-religioso. Il Senato si impose perchè Giuliano perseguitasse e abolisse il cristianesimo, divenuto orami troppo potente, artefice di rivolte e guerre intestine che destabilizzavano l'Impero, ma egli rispose alle suppliche asserendo che in questo modo avrebbe contravvenuto a ciò in cui lui credeva, e che vi era spazio per tutti. Il tentativo di restaurare i vecchi culti della romanità, legati alle divinità latine, greche, persiane, e negli ultimi tempi anche egizie, fallì, ed in seguito trovò la morte a Maranga in Persia nel 26 giugno 363 d.C.. Possiamo senza dubbio definirlo un saggio ed un uomo dall’animo raffinato, nonostante sia stato un valente soldato sul campo e un eccezionale stratega venne poco considerato dalla Storia, ma non altrettanto dalla Filosofia e l’Esoterismo.