In Mesopotamia si narravano le gesta di Ishkhara, la Sposa Vergine, la Dea Madre, una figura eccellente che introduce ad arcaici misteri. Alle volte Ella viene collegata a Shiduri la locandiera dei morti, simile in tutto e per tutto alla Ran finnica, enigmatica moglie di Ægir, che accoglieva coloro che perivano tra le braccia del Mare, dipartiti annegando, in una taverna nelle profondità marine, il suo regno era l’anticamera dell’aldilà. Anche la figlia di Atlante, Calipso, secondo Omero, pareva aver medesima funzione nel suo delizioso ed originale Giardino, ove trascorse felici momenti con Odisseo. La locanda di Ran, ove versa da bere il mastrobirraio Ægir, ricorda l’Isola di Calipso, “l’Ombellico del Mare, “ὀμφαλός θαλάσσιος”. In parecchi punti nel Fedone Platone pare far accenno a questa figura leggendaria, ma senza nominarla. Forse i maliziosi la ricorderanno più per le doti di Amante, dovute alla notte trascorsa con Gilgamesh, che fa vanto del suo amore nella mitica epopea, che per le sue qualità di Sposa e Madre. Ella è la vivandiera di Shamash, lungo le rive siede in attesa dei morti, una Ebe infernale per gli umani, che rammenta nei modi la Dea Ishtar, per la sua ferocia, il suo sensuale apparire e per la sua sconfinata bellezza, una Venere, un’Afrodite della Mezza Luna, bagnata dai due eterni fiumi, il Tigri e l’Eufrate. Paragonata a Selkis, la Dea-Scorpione dell’Egitto, specchio di Iside, come Lei anch’Ella accoglie le anime dei defunti per aiutarli nel divenire, nel viaggio agli Inferi, non all’Inferno! Come Iside viene collegata al numero sette, la Dea egizia viene rinchiusa in prigione, ed evade grazie all’aiuto di sette scorpioni, Ishkhara è la protettrice dei Sette Saggi, i Sibutti. Le due dee vengono fuse in una rappresentazione trovata in Egitto, sicura copia di origine Assiro/Sumero, ove si vede una sfinge dal corpo di scorpione ed il volto di donna, sulla testa porta un paio di corna con in mezzo il disco lunare, e non solare di Hathor.
Di: Paolo Rinaldini
Disegno di Paolo Rinaldini, ripreso da sito egizio.
Foto a sx ripresa da Logo.
Foto a dx: di Paolo Rinaldini