domenica 12 settembre 2010

Libro di Malachia

Il profeta מַלְאָכִי Malachia è considerato uno dei Profeti Minori della Bibbia, Antico Testamento. Personaggio contraddittorio di cui non si sa quasi nulla, addirittura risulta difficile collocarlo in un preciso periodo storico, e non solo, risulta altrettanto problematico renderlo reale, poichè non vi sono dati certi che testimoniano la sua esistenza. Il suo nome letteralmente significa "Angelo del Signore", per alcuni lo era, per altri era unicamente la sua funzione, per i più in realtà dietro di lui si cela Edra, Profeta, anch'egli biblico, di assai notevole importanza. Il suo Libro è un messaggio divino ricco di richiami e sentenze, emesse dal Signore. All'apparenza, e non soltanto, il testo appare un miscuglio di quartine, mal disposte, con un ordine non ben definito e delineato. Vari Studiosi inseriscono la figura di Malachia tra il 470/430 a.C., dato che dalle sue parole si presume che sia già avvenuta la ricostruzione del Tempio, e che il "Popolo Eletto" sia tornato dal suo esilio babilonese. La distruzione del Tempio avviene nel 587 a.C., per mezzo dei babilonesi, governati da Nabucodonosor, e la sua ricostruzione attorno il 515 a.C.. Il sovrano Achemenide, Ciro il Grande, demolisce l'Impero babilonese, e si sostituisce ad esso attraverso il nuovo Impero Persiano, liberando il popolo d’Israele dalla schiavitù, permettendogli di tornare nella loro “Terra Promessa”. Probabilmente il Libro di Malachia è di quel periodo, scritto sotto la dominazione persiana, ma nessuno è certo di ciò. A contraddire l'esistenza concreta ed empirica del Profeta sono le sue stesse parole, dal momento che egli pare citare se stesso nel versetto 3,1, ove asserisce che il Signore invierà un Angelo (Malakì) a predire che giungerà un altro Angelo, dell'Alleanza (Malak barith), ma intanto è lui a predire ciò, e non a caso porta il nome di Malachia (Malakì, Angelo). Egli apparire più come un messaggero divino che un semplice Profeta. Non viene specificato se ciò gli appare in visione, in sogno, o tramite la presenza di voci, come in genere descrivono gli altri suoi "colleghi", ma riporta direttamente ciò che il Signore dice, omettendo il modo in cui lo è venuto a sapere. Questa era una prerogativa degli Angeli, i Malakim, appunto, che potevano considerarsi come gli unici messaggeri della parola dell'Altissimo. Per i cristiani in seguito i due Angeli sopra citati verranno incarnati da San Giovanni, colui che predice la venuta del Messia, e il secondo, quello dell'Allenza, del Patto, Gesù, il Messia. Infine, a conclusione del Libro, Malachia cita il nome di Elia, annunciando il suo ritorno, ed infatti nel Nuovo Testamento vi è il richiamo ad Elia, nel Vangelo di Luca, "Chi credete che io sia?" "La gente dice che tu sei Elia" (Lc 9,18), giacché della sua venuta il popolo d'Israele ne era a conoscenza tramite le parole di Malachia. Nel testo all’Eterno viene spesso appellato il termine, Signore degli Eserciti (YHWH Tzbaoth), e da ciò che annuncia lo stesso Profeta, all’occhio del lettore, il Signore non si mostra misericordioso, tutt’altro, questo può essere un indizio che ci permette di capire meglio la figura di Malachia, in quanto messaggero e soldatodell’Altissimo. Un alone di mistero vele questo interessante ed affascinante Profeta, che tutto si può dire tranne che Minore.

Di: Paolo Rinaldini