Ganesh è un Dio del Pantheon induista, per la precisione figlio primogenito di Shiva e Parvati. Le sue sembianze risultano abbastanza stravaganti per noi occidentali poichè il Dio è raffigurato con quattro braccia e la testa di un elefante, questo dovuto alla ferocia del padre che gliela aveva mozzata e gli ha donato in cambio la prima che passava per caso, fortuna vuole sia stata quella di un elefante. Da ricordare che l'elefante è un animale che spesso in Oriente ha svolto compiti importanti, uno tra tutti con la sua proboscide ha reso fertile Maya, madre di Siddartha Gautama che poi è divenuto il Buddha. Le simbologie che circondano gli dei, sia in Oriente che in Occidente, hanno un grande significato essoterico ed esoterico, gli oggetti e le posizioni non sono casuali, ma sono la raffigurazione di un concetto ben preciso. Nel caso di Ganesh lo ritroviamo spesso scolpito o dipinto con una gamba sollevata da terra, ripiegata sull'altra, la cosiddetta posizione dell'alitasana orientale. Ma Ganesh non è l'unico a detenere questo privilegio in Occidente lo si ritrova nei Tarocchi, la stessa posizione la detiene L'Imperatore e se vogliamo vederla capovolta L'Appeso. Ganesh è la divinità del buon auspicio, della fertilità intesa come abbondanza, è il Signore della buona sorte, tutte doti degne di un dio benefico e legato alla prosperità. Allo stesso tempo viene evocato per la risoluzione dei problemi, dei casi intricati e difficili, ma anche per quelli quotidiani, soprattutto per ciò che concerne il lavoro e la famiglia. Non è da meravigliarsi che questa divinità sia collegata con la creazione poiché a Ganesh viene associato il “Primo Chakra”, il “Muladhara”, l’energia che alimenta il materiale, il “Serpente Energetico”, la Kundalini. Di fatto Ganesh provvede alla moltiplicazione ed alla prosperità tangibile, a tutto ciò ch’è materiale. La posizione delle gambe indica la sua presenza nella tangibilità, la gamba che tocca la terra è il legame del divino con il materiale, al contrario quella piegata la capacità di restare nell’etereo, in pratica “l’essere in Terra senza esserci”, vivere il materiale pur rimanendo nell’immateriale. Nel IIII Tarocco Marsigliese L’Imperatore è poggiato con una gamba al trono, mentre l’altra a terra, ciò evidenzia il suo presente legame sia con la materia che con lo spirito, egli è pronto all’azione e ci ricorda che l’energia che muove la materia viene dallo spirito. Poiché la gamba incrociata sull’altra la si ritrova davanti nell’Imperatore, dovremmo capovolgere il concetto per L’Appeso, dato che la sua è piegata dietro. Se L’imperatore è la dinamicità, L’Appeso è la staticità. In Ganesh la gamba è sovrapposta sul davanti segno di attività, e non potrebbe essere differente visto il suo potere generativo, la fecondità è la base del concetto della sua esistenza, e la posizione indica che la materia riamane soltanto un vaso vuoto se non colmato dall’energia dello spirito. Queste similitudini ci aprono la mente ad un pensiero arcaico, ci riportano ad un’idea ancestrale che in fondo non abbiamo mai perso, tutto ci parla persino un semplice gesto, che non ha niente di semplice.
Di: Paolo Rinaldini
Foto e Immagini di Paolo Rinaldini