"E poi Ebe, che all'inizio serve gli dei a banchetto, chi mai potrebbe essere se non la gioventù che passa continuamente nell'allegria? Eraclito ("Questioni Omeriche" 29,1)
Ebe, ἥβη, è la rappresentazione della giovinezza, prerogativa, che per i greci, potevano avere soltanto gli Dei. La coppiera dell'Olimpo impersonificava l'eternità insita nel divino, quindi non è plausibile che Ganimede, ανυμήδης, sostituisse Ebe, in quanto coppiere, ma fosse invece un umile servitore, non tanto degli Dei, ma unicamente di Zeus. Ebe è la giovinezza intesa come vigore e prodezza, come stato fisico e psitico, poichè l'immagine di saggezza, equivalente a vecchiaia, è una concezione unicamente legata alle religioni. I vecchi sono saggi, ma nel Vangelo si scardina questo concetto quando Gesù da bambino sale al tempio, e si dimostra più giusto dei sacerdoti, dei maestri! Ebe è la freschezza intellettuale e raziocinate degli Dei, e come tale non può, e non deve, esser considerata soltanto una coppiera, dal momento che non versa vino o birra, che annebbiano la mente, ma ambrosia che dona immortalità!