L'avatâra è la discesa della divinità nel mondo tangibile, ma non per la salvezza dell’umanità, bensì per quella del suo Pianeta. Per gli ebrei l'avatâra è la Shekhinà, il luogo, il punto, la sostanza, il contenitore che riceve la divinità sulla Terra. Per secoli questa funzione la fungeva il Tabernacolo (Esodo da Cap. 25 a 31), poi in seguito il Tempio di Salomone בית המקדש Beit haMiqdash. Per gli indù invece è qualcosa di materico ma dalle sembianze organiche, come lo è per i cristiani con la manifestazione di Gesú Salvatore, il Cristo. L'etimologia di avatâra riprende il verbo sanscrito Tra, ossia "traversare", "passare", "attraversare", inteso come un passaggio da una parte all'altra, da una sponda all'altra, da un mondo all'altro, ed il prefisso Avâ significa "verso il basso". L’avatâra è quindi “colui che discende verso il basso”. Le avatâra più conosciute sono quelle del Dio Visnhù della Trimurti (Brahma, Visnhù, Shiva). 10 quelle più conosciute, tra cui la prima il pesce Matsya, che avvertì del Diluvio imminente Manu Satyavrata, Rama, e Khrisna.
Di: Paolo Rinaldini