giovedì 2 settembre 2010

Menhir, dalla Sardegna neolitica al Portogallo misterioso, da Pranu Muttedu al “Cromlech di Almendres”, passando per la Toscana.

Tra i tanti detti della saggezza popolare che sento proferire spesso uno in particolare mi ronza sempre all'orecchio ogni qual volta intraprendo un viaggio, "il Mondo è Piccolo", e lo è davvero! Mi trovavo in Sardegna, terra bellissima ed arcaica, rapito da un istinto esplorativo mi recai a Goni, ove si trova un sito di notevole importanza, poco conosciuto e pubblicizzato, come d'altronde un pò tutti quelli di questa magnifica Regione. A Goni in Provincia di Cagliari, nel parco di Pranu Muttedu, sono stati rinvenuti degli straordinari menhir, allineati da Est verso Ovest, che innegabilmente portano con se richiami siderali e temporali, e ciò è visibile durante le fasi equinoziali. Questi menhir sono di varia grandezza, alcuni purtroppo deturpati dal tempo e dall’incuria, ma attualmente vivi e ripuliti dalla sterpaglia, a dire il vero tutto il sito è tenuto perfettamente e ben curato, le uniche pecche sono che il parco è diviso da una strada e quasi per nulla indicato, difficile da trovare, ci si accorge di essere sulla strada giusta soltanto quando siamo in prossimità del paese. Quello che più risalta agli occhi è proprio la dislocazione dei 18 monoliti, che al pari di una freccia si dirigono verso i cerchi sacri dove si trova quella che viene identificata come Tomba II. I menhir sono disposti in un ordine quasi maniacale ed appaiono come uniti a gruppi di tre, mentre quelli tutto attorno ai circoli sacri sono disposti a coppie. Il numero tre lo si ritrova spesso nel sito, altri megaliti adiacenti alla fila dei 18 sono disposti in formazione di tre, e per di più vi è una Tomba, la IV, che è soprannominata la “Triade”. Il numero preciso di megaliti è difficile da valutare, per di più i circoli sacri sono circondati da coppie di menhir e questo mi ricorda molto le strutture ove venivano praticati riti ancestrali nell’Europa del Nord, a Stonehenge in Gran Bretagna od a Carnac in Bretagna, e non solo. Ricordo che a Radicofani, in Toscana, c’è un giardino molto particolare, oramai abbandonato, un “parco massonico”, colmo di piante esotiche e secolari disposte a coppia, e diversi monoliti, sempre a coppia, a guardia delle entrate e delle uscite, anche se le particolarità del posto sono una piramide a gradoni e un megalite di notevole proporzione. Le rocce accoppiate rievocano le colonne del “Tempio Salomonico” il Boaz e lo Jakin, e la stessa funzione la svolgono le piante, il tronco era inteso come una colonna, anzi a dire il vero la colonna è una riproduzione umana dell’albero. Perché a coppia? L’Albero della Vita e l’Albero della Saggezza, gli stessi descritti nell’Eden (E-Din, in sumerico) della Bibbia. Nel vagare tra le stupende querce da sughero ad un certo momento mi sono sentito catapultare a distanza di migliaia di chilometri, per la precisione dall’altra parte del Mediterraneo, in Portogallo, e per un breve lasso di tempo mi sono rivisto mentre calpestavo il lusitano suolo nei pressi di Evora. Nel mezzo del Portogallo vi è un sito megalitico conosciuto con il nome di “Cromlech di Almendres”, nella Guadalupe. Le similitudini sono tante, per cominciare non è segnalato, io lo scovai per puro caso (anche se il caso non esiste), e per arrivarvi si deve percorre una strada sterrata costellata di ulivi e querce da sughero! Non è sensazionale? Per di più mi ricordo che le rocce erano ricoperte da licheni e muschi simili a quelli dei menhir di Goni, soltanto che in Sardegna anche gli alberi sono tutto un velluto verde. Ad Almendres il paesaggio è identico a quello sardo, isolato, arido e colmo d’energia, la si può quasi afferrare, “tagliare”, un velo di pura misticità avvolge allo stesso modo i due siti, eredità di culti arcaici, e vestigia di antiche liturgie dedicate alla “Dea Madre”. Certamente in comune hanno più di questo, le dislocazioni circolari delle pietre, anche se in Portogallo appaiono in disposizioni differenti, non lineari, ma pur sempre da Est verso Ovest, con un monolite sacrale quasi al centro, invece in Sardegna sono disposti in cerchi concentrici a quattro gradini. Come il sito portoghese anche quello di Goni si trova in collina, ad un altezza che sfiora i 400 metri s.l.m., e quello di Evora a 413 metri, e sono dello stesso periodo poiché si presume che Pranu Muttedu sia risalente al neolitico tra i 3000 ed i 2800 a.C., e Almendres del medesimo periodo, approssimativamente terzo millennio a.C.! Ma non finisce qua, sempre nel cagliaritano c’è un’altra cosa che accomuna la Regione dei Nuraghi alla terra della Guadalupe, la presenza di un insolito e solitario monolite in posizione verticale che si staglia imponente verso il cielo, presumibilmente adibito all’osservazione dei corpi celesti e dei moti solari, e senza ombra di dubbio di forma fallica. il Menhir di Almendres, alto circa sui 5 metri, è quasi identico a quello detto “Luxia Arrabiosa” di Terrazzu a Villaperuccio, anche se quest’ultimo è stato mozzato da un fulmine, tuttavia in passato anch'esso misurava 5 metri. Per di più nel sito archeologico di Montessu, sempre a Villaperuccio, sono state trovate tombe scavate nella roccia ove erano raffigurate incisioni circolari, le stesse ritrovate nel sito di Almendres, ed anche in Irlanda. Ciò che tutti gli studiosi convengono, grazie alla presenza massiccia di ninnoli e statuette votive, è che i diversi siti siano riproduzioni di calendari solari e di luoghi sacri dedicati a divinità della natura, secondo la Gimbutas alla “Dea Madre”, e concordo, o ad una entità suprema solare, quello che è certo “il Mondo è Piccolo”! Di: Paolo Rinaldini Foto: Paolo Rinaldini

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