L’opera scavalca la logica del romanzo entrando, attraverso il resoconto di due diari, nella mente dei personaggi. L’uomo nasconde a chi lo circonda la parte più vera e sincera del suo intimo, la parte più inenarrabile del suo io, ma non mente quando scrive, quando narra la propria vita. Possiamo essere bugiardi con i nostri colleghi, con i nostri superiori, con i nostri partner, persino con noi stessi, ma non lo siamo quando scriviamo. Scrivere è, era e sarà sempre la terapia più antica e sublime per sfogarci, per raccontare il nostro io a noi stessi. Le parole fluttuano sulle pagine scaricando nei diari i rancori, le tensioni, gli odi, i malumori, pesi come macigni, tenuti a galla dai loro opposti. La scrittura da sempre è stata l’espressione più nobile per esprimere i propri pensieri, opinioni, idee e concetti. Scrivendo si riesce a trovare quel coraggio che spesso viene imprigionato dalla parola, quanti di voi hanno trovato la forza di scrivere quello che non riescono a dire a voce? Lettere d’amore, scuse, sono alle volte legate dalla paura di essere espresse in maniera diretta, ma sciolte e libere dalla scrittura.
Opera di: Paolo Rinaldini
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